L’immagine, come interezza portatrice di messaggi, viene frantumata entro un attuale e banale contesto iconico dei mass-media.

Stelman, 1982

Stelman (Stelio Manneschi) nasce a Talla il 10 Novembre 1927. La madre Lina, pittrice e miniaturista, muore quando lui ha poco più di un anno. Sin da giovane, per sua dichiarata struggente nostalgia della madre, ama dipingere. Inizia a cimentarsi con la tecnica ad olio a 19 anni, ritraendo scorci di Arezzo, notturni dal forte sapore evocativo e simbolista. Passa poi negli anni ’60 ad un astrattismo sperimentale con grande densità cromatica.

 

Fino a quando, agli inizi degli anni ’70 inizia quel percorso che lo porterà ad inaugurare uno stile personalissimo ed assolutamente originale: recupera ritagli di giornali e riviste, brani dei media dell’epoca, li ricompone in un bozzetto secondo una “visione”, indi sulla base del bozzetto realizza il quadro, sempre olio su tela, con vasti effetti cromatici ed intricate soluzioni di volta in volta paesaggistiche od interstiziali, sempre dissacratorie dell’incombente e pervadente linguaggio dei media.

 

Lo stile, ricco di richiami dai cieli di Piero della Francesca alla cultura del novecento (“The Waste Land”), si affina grazie ad una costante ricerca (di cui fa parte un intenso scambio epistolare a cavallo fra il ’74 ed il ’75 con Giulio Argan), fino a presentare fantasmagorie di colori e paesaggi attraversando distinte fasi creative, dagli omaggi ai surrealisti (“Orlo inclinato”) alle principali correnti pittoriche del novecento (omaggi a Picasso, citazioni di Rosenquist, di Rauschenberg, della pop art: “Orizzonti mimetici”), che consentono ad ogni osservatore di innestare nella lettura del quadro una propria originale interpretazione.

 

“(…) quasi il mondo fosse sentito da Stelman come un organismo vivente, magmatico e ribollente (…) la prassi dell’accumulo di lacerti e brandelli d’immagine, invece, recupera la poetica informale del frammento su basi altre, sostanzialmente visionarie e fortemente connotate in direzione lirico-onirica” (G. Di Genova, 1988).

 

Espone in vita 27 volte in Italia ed all’estero, con mostre personali in luoghi simbolo della cultura (dal Palazzo dei Diamanti di Ferrara al Palazzo dei Priori di Perugia, dalla Galleria Astrolabio di Roma alla galleria Inquadrature di Firenze); viene chiamato a numerose iniziative di prestigio ed incontra un costante interessamento della critica più attenta che intravede nella sua opera un linguaggio prepotentemente innovativo, dovendone considerare la rilevante precursorietà e ritenendolo il più significativo esponente della frammentazione del linguaggio pittorico.

 

Muore ad Arezzo nel mese di Ottobre del 1998.